Anche in Dal Bello SIFE si ragiona sulle modalità ed i criteri con cui si potrà riavviare l’economia, messa a dura prova dall’emergenza Coronavirus.

Il colpo assestato dal Covid-19 alle attività produttive è stato pesante, sono già andati persi migliaia di posti di lavoro e le perdite in termini economici per le aziende sono enormi.

Per assicurare un ritorno alla normalità servirà uno sforzo colossale e congiunto di tutti i soggetti coinvolti, istituzioni, imprese e forza lavoro.

Dal Bello Sife: il punto della situazione.

In Italia qualcosa si è messo in moto, il Governo ha varato una serie di decreti per salvaguardare le famiglie e le imprese mettendo a disposizione 300 miliardi di euro, ma non si conoscono esattamente i termini di utilizzo e chi ne potrà giovare.

L’ Unione Europea sembra che non abbia il carattere di reagire in maniera decisa e di comune intento.

Il primo ministro tedesco Angela Merkel nicchia, e il parlamento olandese ha consegnato l’ultima bocciatura all’emissione dei Coronabonds sostenendo che non esiste un’emergenza tale da giustificare lo sblocco dei fondi a condizioni straordinarie.

Come imprenditore nei giorni scorsi ho inviato una comunicazione ai miei fornitori olandesi, esortandoli a fare pressione sul loro governo affinché si pronunci positivamente a riguardo.

Ho cercato invano di coinvolgere altri imprenditori del mio settore affinché si costituisse un fronte comune per dare forza all’appello, ma la mia richiesta di unità è caduta nel vuoto.

Sono convinto che nessuno potrà salvarsi da questa emergenza sanitaria ed economica agendo da solo.

 

 

Una Questione di scelte.

Le tempistiche degli interventi economici sia nazionali che internazionali sono cruciali in questa fase, se si aspetta troppo ad agire dovremmo fare la conta delle aziende perse e con esse il loro know how la loro esperienza e la loro professionalità produttiva.

Siamo coscienti che la nostra ricchezza è frutto, della tenacia del nostra gente, della visione condivisa che abbiamo del sacrificio, della concezione comune che abbiamo di fare impresa.

Quindi mai come ora va sostenuta l’impresa italiana, come imprenditore la scelta è far lavorare le imprese italiane per salvaguardare quel tessuto sociale che ci ha permesso di crescere e che ci assicurerà una ripresa più rapida.

Questa mia visione purtroppo non è in linea con le scelte di alcune aziende sul territorio che preferiscono rivolgersi alle multinazionali made in USA ed aumentare il loro margine di profitto di 0,2%.,

Vorrei ricordare che la loro ricchezza e crescita è dovuta proprio al territorio in cui operano e che così facendo andranno a sgretolare la capacità di acquisto delle imprese locali già provate dal questa terribile emergenza sanitaria.